La tecnologia in età evolutiva

TECNOLOGIA IN ETÀ EVOLUTIVA

Una semplice domanda: serve o non serve?

La tecnologia in età evolutiva serve o non serve?

Una domanda molto semplice quella che ha posto l'Ing. Giorgio Capellani mercoledì sera a palazzo Lascaris.

La risposta sarebbe altrettanto semplice, ma lui che è un maestro dell'insegnamento vero, quello che si pone l'obiettivo di fare giungere un messaggio attraverso l'esperienza e che ne verifica la comprensione, ha fatto sì che capissimo bene PERCHE' la tecnologia ai bambini NON SERVE anzi NUOCE.

Nessun moralismo, nessuna guerra all'industria che pur di vendere è in grado di farci credere che un computer a testa e 1,5 cellulari per ogni italiano sia cosa buona e giusta.

Solo dati da ricerche scientifiche e nulla di più oltre a un pò di buon senso, IL BUON SENSO che dovrebbe SEMPRE farci ricordare che i bambini NON SONO DEI PICCOLI ADULTI!

Mi abbandono ad una catena di pensieri che meriterebbero pagine di approfondimento, inizio con dei flash

Perché non possiamo trattarli come dei piccoli adulti?

Perché il loro cervello si sviluppa lentamente

L'utilizzo del cervello porta alla crescita delle aree celebrali responsabili di una determinata funzione. L'encefalo cresce cioè in zone diverse che dipendono dal lavoro che uno fa. Pensiamo un momento perchè nelle scuole Waldorf si da tanta importanza al lavoro manuale, soprattutto nel primo settennio.

E' a titolo di questa plasticità  del nostro cervello che dobbiamo nutrirlo con la giusta quantità  e qualità per far sì che il suo sviluppo avvenga in maniera armoniosa e funzionale

Lo conoscete il fenomeno del PRUNING?

Use it or Loose it. Nel cervello avviene una brutale potatura di tutte le sinapsi che non usiamo! Il tipo di apprendimento che alcuni vogliono fare passare come moderno, è un apprendimento pericolosissimo perchè IL COPIA E INCOLLA avviene ad un livello così superficiale ed è povero di tutta quella rosa di stimoli tipici di un sano e normale apprendimento fatto con FATICA E IMPEGNO.

La pericolosità  di questo modello non è solo neurologica: un cervello povero di sinapsi che non è stato costruito sul fare, sul riflettere, sul rielaborare è un cervello che invecchierà  molto velocemente, è un cervello a rischio di Demenza Digitale (Manfred Spitzer: La demenza digitale, ve ne consiglio la lettura).

La pericolosità  sociale si manifesterà  in maniera sicuramente più precoce, e i suoi effetti sono già  nelle case e nelle stanze dei nostri giovani.

Non percepire un modello di fatica e impegno darà l'illusione ai nostri giovani che la vita si viva con un click, mettendoli così su un cammino di frustrazione e senso di impotenza e passività  nei confronti di un mondo di cui non hanno compreso le regole e che non sanno governare.

In Italia sono già  due i centri nati per curare le PATOLOGIE DIGITALI (Nomofobia, Vamping, like addiction, Challenge....definiti l'anticamera della depressione). Il problema esiste ed è in forte aumento.

Allora noi che siamo veri adulti in grado di elaborare le informazioni e i contenuti che acquisiamo attraverso le esperienze del mondo e dalle non esperienze della rete, abbiamo innanzitutto il dovere di conoscere.

Siamo tutti impalliditi di fronte ai racconti della rete vera e dell'invito di Capellani ad andare a vedere veramente quali contenuti sono così facilmente accessibili a ogni individuo che può connettersi. Dai videogiochi mostruosamente violenti che poco velatamente praticano dei continui femminicidi e stupri, alla pornografia di ogni genere facilmente selezionabile da ricchi menù di You Porn, agli youtuber scioccantemente e assurdamente più famosi d'Italia. Non possiamo dire NON LO SAPEVO!

Se i nostri bambini non sono dei piccoli adulti e se il loro cervello fino a 14 anni non sarà  in grado di elaborare COSCENTEMENTE stimoli sensoriali e contenuti, se non mediati da un adulto, ALLORA FINO A QUEL MOMENTO  non dobbiamo attentare alla loro coscienza e non dobbiamo sovrastimolarli ed esporli a materiale che non sono in grado di digerire.

I grandi produttori di tecnologia (S. Jobs e B. Gate) non hanno consentito l'accesso alla tecnologia ai loro figli fino all'età  di 14 anni ....(probabilmente erano molto ben informati su come avviene lo sviluppo cerebrale e cognitivo dei bambini e hanno fatto una scelta basata su dati scientifici)

L'adulto è responsabile dei minori e non può.....NON PUO' non sapere che la neuroplasticità  può lavorare a sfavore o a favore della "costruzione" di un individuo che da adulto sarà  in grado di gestire questo mondo di tecnologie che si muove ad una stravolgente velocità. 

Sarà l'uomo a gestire le tecnologie o le tecnologie a gestire l'uomo????

Noi adulti siamo in grado di selezionare gli stimoli esterni che riconfigurano ogni giorno il sistema neuronale dei nostri bambini?

Apriamo gli occhi e connettiamoci quando serve veramente

Lisa Ardenghi Game Trainer

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