Ho partecipato ad un incontro organizzato dalla scuola steineriana di Torino tenuto dal dott. Alessio Gordini. Il tema mi pareva estremamente interessante…e così è stato….anzi direi illuminante. L’intervento è riportato sulla pubblicazione quadrimestrale della “l’arte dell’educazione” Associazione degli Insegnanti delle Scuole Rudolf Steiner di cui riporto alcuni passaggi.
L’intervento si riferisce allo studio trasversale dei risultati oggettivi, attendibili e molto significativi, di ricerche scientifiche nel campo della neuroscienza basate anche sull’uso delle nuove tecnologie di neuroimmagine. Questi risultati ci permettono di fare delle considerazioni importantissime rispetto all’organizzazione di una scuola che educhi in sintonia con la maturità scolare dei bambini. Gli studi a cui fa riferimento A. Gordini dimostrano che un tipo di orientamento di questo genere avrebbe una ricaduta non solo sul singolo individuo, ma su tutta la società e sulla sua capacità di crescere uomini e donne con le competenze cognitive, emotive e relazionali degni di una società moderna ed evoluta.
Questo intervento mi porta ancora a domandarmi perché si continui a non voler sentire o capire. Perseveriamo nel costruire un sistema scolastico fondato sull’iperintellettualizzazione e sui risultati piuttosto che sui processi e sull’individuale capacità di ogni bambini di imparare ad imparare…. per dirla con Feuerstein.
Se Giorgio Capellari durante la precedente conferenza si è soffermato sul processo di maturazione cerebrale e la sua capacità di elaborare con coscienza i contenuti veicolati dai dispositivi che ci connettono alla rete, A. Gordini ci mostra come si sviluppa il cervello in relazione allo sviluppo fisico. Ci mostra una interessante relazione inversamente proporzionale : se il nostro sistema è impegnato a costruire il corpo non si sta dedicando con lo stesso sforzo alla mente e, pertanto, non può stressarsi in attività troppo pressanti in termini cognitivi. Possiamo capire allora come Steiner aveva ideato un sistema educativo rispettoso dell’armonioso sviluppo di mente e corpo anche senza le moderne tecniche di neuroimmagine, questo è sorprendente!
Lo sviluppo corporeo avviene in misura inversamente proporzionale a quello cerebrale. Una ricerca recente * spiega come il cervello raggiunga picchi massimi di richiesta di glucosio attorno ai 4 anni di età, che corrisponde proprio al momento di minore crescita corporea del bambino. Fino a sette anni il cervello consuma non meno del 44% di glucosio con picchi che arrivano fino al 87%
La maturazione delle facoltà cognitive rimane importante fino all’adolescenza. Non avendo ancora maturato una specializzazione tipica del cervello di un adulto, bambini e adolescenti utilizzano maggiori risorse cognitive occupando un’area cerebrale molto più estesa coinvolgendo più intensamente un gran numero di connessioni per portare a termine un compito (inducendo di conseguenza anche una crescita a livello cerebrale)
Ecco che sottoporre i giovanissimi ad attività iperintellettualizzanti prima che si sia compiuta una certa maturazione cerebrale, significa ostacolare un sano sviluppo corporeo i cui effetti saranno visibili solo in età adulta. (stesso concetto espresso da Capellari, ogni contenuto alla giusta età = ogni richiesta di elaborazione cognitiva alla giusta età)
Quando allora è giusto richiedere l’attività cognitiva tipica della scuola?
Pare evidente che anticipare i tempi (come siamo portati a fare sempre più) non sia cosa né buona né giusta per un corretto sviluppo dei nostri bambini.
Lo si afferma anche dopo aver letto i risultati degli studi rispetto a ciò che viene definito effetto età relativa, ovvero a un fenomeno inevitabile dato dall’età in cui i bambini iniziano la scuola e dal confronto con i compagni di classe. Ci sono dati molto sorprendenti rispetto allo sviluppo non solo intellettivo ma anche emotivo e relazionale dei bambini nati nella seconda parte dell’anno, bambini che, soprattutto nei primi due anni di scuola, sentiranno maggiormente lo svantaggio di essere di 6-12 mesi più piccoli rispetto ai loro compagni, in un momento in cui i mesi fanno la differenza rispetto alla maturazione cerebrale.
DATE IMPORTANTI
Seguendo le indicazioni di R. Steiner rispetto all’entrata a scuola dopo il primo settennio, emerge da uno studio molto dettagliato ** che prima dei sette anni di età la memoria dei bambini si sviluppa notevolmente in termini qualitativi, mentre dai sette anni in poi lo sviluppo avviene in termini quantitativi. Ne consegue che fare richieste troppo elevate prima di questo momento, induce uno sforzo al di sopra delle loro capacità che ingenera stress con conseguenze negative a più livelli.
Lo sviluppo delle funzioni cognitive superiori, che risiedono nella corteccia prefrontale, (l’ultima a svilupparsi in termini di evoluzione dell’uomo e di crescita del bambino), segue un andamento che va dalle regioni inferiori e posteriori del cervello verso quelle superiori e anteriori e, in particolare, che l’ispessimento corticale delle regioni prefrontali e, di conseguenza lo sviluppo della base fisica delle funzioni esecutive, iniziano tardi e avvengono molto lentamente e sono le ultime di tutto il processo di maturazione del cervello dell’uomo.
Interessantissimo è stato vedere il confronto fra lo sviluppo della corteccia prefrontale di bambini a “normale funzionamento” e di bambini con una diagnosi di ADHD, in questi infatti la maturazione è semplicemente ritardata e trova il pareggio dopo i 13 anni. ***Altro dato che mi ha fatto spalancare la bocca! Il mio pensiero è subito andato ai genitori e agli insegnanti con bambini con questa diagnosi…. E allora mi sono detta…cavolo….basterebbe potersi concedere il lusso di aspettare, e nel frattempo premiare l’impegno, la capacità di imparare, e dedicarsi di più a giocare con quei giochi che allenano la capacità di inibire le risposte automatiche, l’attenzione…..semplicemente giocando.
Un gioco bellissimo ideato dal dott. Gianluca Daffi (il docente del corso Erikson che a luglio 2017 ha dato alla luce i primi 46 Game Trainer d’Italia) dal titolo MANOLESTA ha proprio l’obiettivo di rinforzare questa competenza fragile e in via di maturazione attraverso il gioco.
E’ proprio in casi come questi, dove l’intellettualizzazione non ha presa, che il gioco attiva un circolo virtuoso eccezionale: DIVERTIMENTO – MOTIVAZIONE – BENESSERE – MAGGIORI RISORSE COGNITIVE IN CAMPO – MIGLIORI RISULTATI – AUTOSTIMA – VOGLIA DI RAGGIUNGERE IL LIVELLO SUPERIORE….e così via.
A partire da questo risultato è importantissimo integrare i bambini che mostrano questo tipo di disturbo in modo che non risentano dei fattori che aggravano la loro condizione: stimolazione sensoriale eccessiva, pressione psicologica rispetto al comportamento e alle prestazioni didattiche. E’ doveroso sottolineare l’importanza dell’impegno individuale piuttosto che della prestazione didattica, e quindi la necessaria atmosfera di collaborazione tra insegnanti e alunni nonchè l’assenza di competitività.
Qualche idea di come innescare il cambiamento in questa direzione??
*Christopher W. Kuzawa “Metabolic costs and evolutionary implications of human brain development”- 2014
**Gathercole Susan “The development of memory” - 2003
“The structure of working memory from 4 to 15 Years of Age” -2004
*** Shaw, Philip, "Brain matures a few year late in ADHS but follow normal Pattern" National insitute of Mental Ealth Child Psychiatry Branch, 2007